Mi è stato chiesto: perché scrivi, per chi scrivi, per te stesso o per gli altri.
Belle domande, me le sono poste anche io, provo a dare una risposta.
E la devo prendere alla lontana, per forza.
Tutto è iniziato che avevo otto anni: pensavo e scrivevo “sceneggiature” per le messe in scena dei giochi con i soldatini.
A quel tempo, inizi anni 50, non c’era ancora la televisione e d’inverno perché soffrivo di tonsillite mica mi facevano uscire per giocare all’aperto ed allora il tavolone di marmo della cucina diventava l’universo dei soldatini e delle pastore del presepe (le si usava per i personaggi femminili).
Per giocare con mia sorella, mio fratello e gli altri saltuari compagni di giochi servivano storie ed io le inventavo.
Ma non solo le storie dei soldatini.
Mi divertivo a inventare finali alternativi alle favole tradizionali:così il lupo divorava Cappuccetto Rosso, Biancaneve non si risvegliava al bacio del Principe Azzurro.
Quando le raccontavo, c’erano le bambine che piangevano ed io mi divertivo. Dio come mi divertivo.
Anche con le storie dei soldatini mi divertivo, facevo vincere sempre i cattivi, cadevano le teste di parecchi soldatini, ma tanto dopo con la ceralacca si incollavano e così avevo un esercito di soldatini con i collarini ortopedici rossicci.
E poi quanto leggevo, non solo libri da bambini. La mia preferita era Hansel e Gretel con la strega che finisce al forno
Negli scaffali alti della libreria in salotto c’erano tanti libri, molti mi erano vietati. Ma tante volte approfittando delle assenze materne mi arrampicavo sulle spalliere delle poltrone e arrivavo ai ripiani alti e così, cito alla rinfusa: Guido da Verona, Gide , Boccaccio Edgar Allan Poe.
Poi nascosto tra i libri ferroviari di papà scoprii un libro con la copertina grigia che suscitò la mia curiosità: Manuale di Ostetricia, risaliva al periodo della guerra quando mammà provò a fare il corso di infermiera-levatrice.
Molto di ciò che lessi mi fu incomprensibile, ma qualcosa capii di come fossero fatte le bambine e per questo mi sentii importante e grande. Provai a fare lezione ai miei compagni, incomprensibili furono le trombe di falloppio, anche se c’era un’ illustrazione.
La passione di inventare storie mi è rimasta, alle medie e alle superiori. Nei compiti in classe, di argomento letterario, facevo spesso una rilettura e riscrittura delle opere dei vari autori.
Con risultati spesso sconcertanti.
La passione mi è rimasta anche quando ho iniziato a lavorare all’INPS un ambiente per nulla letterario.
Ho continuato a scrivere cose professionali, molto pallose, ma anche cazzeggi assortiti destinati alla lettura durante incontri conviviali.
E piacevano, almeno a dire da parte dei malcapitati commensali.
A maggio del 2003 la pensione e di nuovo sono proprietario del mio tempo. Una parte di quel tempo libero l’ho dedicato alla scrittura. Sono venuti fuori i 4 libri che ho già pubblicato ed ora sta per uscire il numero 5
Per chi scrivo?
La risposta è ovvia: scrivo in primo luogo per me stesso, per il mio piacere, per la mia vanità, per il gusto, quasi demiurgico, di creare universi-persone, ma anche per i miei lettori.
Senza lettori il mio piacere sarebbe onanistico, solitario.
E poi vuoi mettere il piacere di firmare dediche sulla prima pagina di un mio libro
Sulla domanda su chi mi abbia ispirato ho sempre dato risposte generiche, spaziando su tutti i libri che ho letto da quando ho imparato a leggere.
La maggior curiosità era sempre: “come ti viene l’eccesso di teste tagliate e di sangue nei tuoi racconti”
E’ arrivato il tempo di fare mente locale e capire l’origine di tutto questo. Allora viaggio indietro nel tempo con la Delorean della mia fantasia, forse sarà l’età, ho un ottima memoria remota.
Feste di Natale del 1960, vado con papà a Napoli, prima un passaggio a San Gregorio Armeno per il rinnovo di alcuni pastori del presepe, poi passeggiata per via Roma (allora Toledo si chiamava ancora così), una visita da Pintauro per due sfogliate ricce ed infine visita alla Libreria Internazionale Treves allora ancora in via Roma, quasi di fronte alla Galleria.
Per Natale Papà mi regalava sempre un libro a mia scelta. E quella volta scelsi “25 racconti del terrore vietati alla TV” era in bella mostra in vetrina, un libro di oltre 400 pagine, non rammento quanto pagò papà, ma rammento perfettamente la faccia quando si avvicinò alla cassa e gli dissero il prezzo , ma pagò senza discutere.
Papà era un signore e manteneva sempre le promesse.
Devo ringraziare la mia memoria, ma anche internet che mi ha permesso di ricostruire il tutto: la copertina e la lista dei racconti.
Molti li ricordo ancora, peccato che il libro sia andato smarrito , forse prestato e mai restituito. Sicuramente ho tratto ispirazione da quei racconti.
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“CANAPA” è la saga di una famiglia di canapieri di Frattamaggiore che si svolge dall’inizio del ‘900 fino al 1950.Le vicende dei vari personaggi sono inserite negli eventi storici come l’avvento del fascismo e la II guerra mondiale.Una storia di ieri per capire il mondo di oggi.
Terzo libro di Raffaele Abbate che dopo “I fetenti” e “La Tana del salmone” torna con un nuovo romanzo storico su un territorio vocato alla coltivazione della canapa che ha perso le radici.
Sono nato nella prima metà del secolo scorso in una piangente cittadina di provincia (Benevento). Ho ricevuto una educazione libera (non giocare a pallone che sudi, non ti toccare che diventi cieco, non guardare quelle signore sul ciglio della strada che prendi le malattie) e ho compiuto brillantemente gli studi superiori nel Liceo Classico Francesco Durante di Frattamaggiore al cui confronto l’orfanotrofio di Davide Copperfield è un asilo Montessori, dall’anno della fondazione 1959 fino al 1963. Dopo la maturità, frequento l’università, a metà degli anni ‘60 e vengo sfiorato dal ‘68. L’8 aprile 1968, mi laureo in Giurisprudenza alla Federico II di Napoli. Indeciso tra la carriera universitaria (forse prestigiosa nel futuro ma senza una lira nel presente) e la carriera di principe del foro (stanno aspettando proprio me), provo a iniziarle tutte e due: faccio l’assistente volontario con un prof emerito che non merita d’essere ricordato (1200 a statino firmato) e il procuratore legale. A uno alle prime armi gli unici clienti che trova sono quelli “Recupero Crediti”, all’epoca gli strozzini con le cambiali. Dopo un po’ comincio ad acquistare consapevolezza di avere sbagliato entrambe le scelte di lavoro. Fare lo sciacquino di un barone universitario e in aggiunta il legale degli strozzini non è il massimo della vita. Dagli strozzini cominciano ad arrivare i primi soldi ma non è questo il lavoro della vita. Basta con il recupero crediti degli strozzini, basta fare lo sciacquino al barone universitario. Se devo avere un padrone piuttosto che Don Gennaro ‘o Struzzino o il prof emerito meglio lo Stato. E allora meglio i concorsi, anche se si tratta di andare al Nord , di emigrare. Sempre Italia è.
20 luglio 1969. Notte della luna, della TV con Ruggero Orlando e Tito Stagno, con il piede sulla scaletta e con l’applauso di Houston e di tutto il mondo. Sono più o meno le cinque del mattino. E dopo aver visto il piede che scende dalla scaletta, senza aver dormito parto per Roma per fare un altro fottutissimo concorso: all’INPS. Escono due compiti fuori pronostico: quello di Diritto del Lavoro è “Le modificazioni oggettive e soggettive del rapporto di lavoro”; quello di amministrativo è un compito assurdo sulla giustizia amministrativa.E infatti, fui ammesso agli orali e dopo gli orali anche essi superati, il 20 luglio 1970 arrivo a Trento in pieno temporale estivo. La sede INPS si trova in una strada il cui nome è tutto un programma:Via delle Orfane! Mica segnali tanto incoraggianti. E così entro nel mondo del lavoro. E da allora ho cercato di migliorare il mondo intorno a me. Ci ho provato fin quando sono rimasto nel mondo lavorativo. Malgrado “la capa fresca” ho fatto una brillante carriera all’INPS dove ignoravano ovviamente alcuni aspetti della mia personalità poco consoni ad un dirigente pubblico (navigatore di internet, chattarolo, blogger, grafomane). Dal mese di maggio del 2003 sono tornato libero e mi sono dedicato alla scrittura.
Ho pubblicato prima due libri: I Fetenti e La Tana del Salmone con due diverse case editrici ora scomparase, poi Canapa, Prodotti Difettosi e Sistema Binario con la casa editrice EDIZIONI MELAGRANA. Ed in attesa di stampa con Melagrana il romanzo Il ballerino di via delle vergini.
ROMANZI:
I Fetenti (Trama)
Sono una carrellata di racconti, venti, più un prologo ed un epilogo che ne sono parte essenziale, che attraversano un secolo dal 1915 al 2004. Ogni racconto, infatti, porta come titolo una data. Ogni racconto, descrive un diverso “fetente”, termine popolare per indicare una persona vile e
malvagia. Si mostra la malvagità, anche eccessiva ed esasperata. Si prova ad esorcizzarla ma anche a ricordare a tutti noi che fa parte della nostra natura. Qualche volta usando anche l’arma dell’ironia e della
comicità “nera”.
Per l’acquisto contattare tramite mail l’autore.
La tana del Salmone Redux (Trama)
Con versione redux (letteralmente versione restaurata) si intende la versione di un’opera letteraria o cinematografica mostrata così com’è stata pensata e realizzata dall’autore-dal regista, rispetto a quella distribuita dalla casa di editrice o di produzione cinematografica. La tana del salmone è stato pubblicato nel 2007 Casa editrice Azimut Roma, pag. 157 euro 11,90, Il libro nella versione cartacea è attualmente introvabile, la casa editrice Azimut ha chiuso i battenti, cedendo i remainders ad un portale di vendita on-line. Visto che dopo 5 anni sono scaduti i diritti editoriali ed il portale di vendita on line non mi riconosce alcun diritto ho ritenuto dover pubblicare a puntate su facebook una versione “estesa” del romanzo includendo le parti che mi furono “tagliate” dall’editore al momento della stampa, con la motivazione “esigenze editoriali”. Questa versione si può leggere sul mio Google Drive nella modalità pdf.
Canapa (Trama)
E’ una storia che parla del passato, ma è un passato bianco e nero solo
nelle foto perché qui si parla di oro, ma non quello giallo e nemmeno quello
nero, questo è oro verde, e l’oro verde, all’inizio del 1900, si chiama
canapa. Il romanzo racconta la storia di una famiglia di canapieri di
Frattamaggiore nel periodo che va dall’avvento del fascismo alla Seconda
Guerra Mondiale. Gli ambienti sono quelli della classe operaia e si toccano
temi diversi che vanno dalla fedeltà al ruolo della famiglia, dall’ipocrisia
nei rapporti all’amore puro. Senza per questo tralasciare altre questioni
centrali di una società che risente dei soprusi dettati dalla guerra e la
contrapposizione tra la classe operaia e quella dei cittadini.
Per acquistarlo: https://www.edizionimelagrana.it/prodotto/canapa/
Prodotti Difettosi (Trama)
E’ una carrellata di “prodotti difettosi” vale a dire esseri umani che
hanno azzerato la loro umanità . L’approccio dell’opera è grottesca
infatti le storie dei vari “prodotti difettosi” vengono narrate a mo di
rapporto gerarchico che un arcangelo osservatore invia al proprio
superiore, colui che non può essere nominato per chiedere istruzioni su
quale deve essere il destino di questa umanità difettosa. Non a caso
nella copertina sono stati riprodotti manichini per enfatizzare la
disumanità di questa perduta umanità
Per acquistarlo: https://www.edizionimelagrana.it/prodotto/prodotti-difettosi-2/
Sistema Binario (Trama)
Lungo i binari della ferrovia, che si incrociano, si allontanano, riportano a
casa, scorrono le minime vite di due famiglie, i Lomonaco e i Liberatore,
tra amori, gioie, dolori e violenza, nei momenti più tragici della grande
Storia del Novecento: l’emigrazione, la I guerra mondiale, l’avvento del
fascismo, la II guerra mondiale. Questo romanzo nasce dall’esigenza di
rispondere a questa semplice domanda: come hanno fatto le generazioni, che hanno conosciuto tante tragedie epocali, a sopportarle? La risposta è
semplice: Vivendo.
Per acquistarlo: https://www.edizionimelagrana.it/prodotto/sistema-binario/
Nel contesto storico ambientale di Roma città aperta la notizia dell’omicidio di un ballerino omosessuale di un compagnia di avanspettacolo non avrebbe avuta alcuna rilevanza, persa in un trafiletto di cronaca nera. Tanti morti in quei giorni da ambo le parti, c’ era una guerra in corso, che sarebbe finita con l’arrivo degli alleati. Ho voluto raccontare questa indagine da parte di uno stanco poliziotto, mentre intorno il mondo che conosceva sta crollando, lui resta legato all’unico valore che ancora riconosce: il mestiere di poliziotto.